Viagiordanobruno17


gennaio 31, 2010, 5:56 PM
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Non ho più niente da dire.


Enzo, 31 gennaio

Alcuni giorni fa su Facebook concludevo un post dicendo che smetto di parlare di politica. Gli amici mi hanno subito simpaticamente canzonato, conoscendo la mia passione per la politica, o per meglio dire, la mia passione civica. In realtà, quella che poteva sembrare una battuta dettata dallo sconforto era una cosa seria. Nel senso che non ho più nulla da dire. Le analisi, le proposte, le critiche si ripetono sempre uguali a se stesse da ormai un decennio. Sono andato a manifestazioni, ho frequentato la sezione portando sempre un contributo di idee, la politica –quella con la p maiuscola- continua inperretita a non ascoltare, non tanto me, ma gli elettori che in tante occasioni hanno dato indicazioni chiare. Come continua a scivolare sul piano inclinato del declino, incapace di invertire la tendenza trascindosi dietro il paese.

L’altra sera su “Blob” ho rivisto il Moretti del 2001: querllo di “con questo gruppo dirigente non vinceremo mai”. Com’era vero quel grido. Sono sempre loro, sempre loro appaiono nei TG a sentenziare e a insegnarci cose che non realizzano. Sono sempre loro i protagonisti: è anche noioso elencarne i nomi. In questi dieci anni il mondo e l’Italia, sono profondamente cambiati. Dal terrorismo, alla fuga dei dannati della terra verso i paesi ricchi, dalla crisi alla rivoluzione teconologica che ha cambiato il modo di vivere e di relazioni di miliardi di persone. Eppure in Italia, la sinistra e il PD non riescono a sganciarsi dal passato, non sono capaci di una lettura della modernità, restano ancorati a proposte e linguaggi lontani dalle persone e, non per ultimo, operano in termini di autoconservazione di un ceto che si è fatto casta. Sono sempre loro: i perpetui, gli inamovibili, quelli che non hanno alcuna responsabilità. In aggiunta il berlusconismo imperversa e il lavoro di smatellamento dello stato democratico continua senza una vera opposizione.

La sinistra non riesce a rappresentare interessi e disagi, e il conflitto sociale sembra non esistere più. Sappiamo bene, invece, che il conflitto sociale è lì, oscurato dalle TV ma che sta lasciando ferite profonde, ma intanto i piddini invece di rappresentare tale disagio si trastullano in geometrie tattiche: alleanze larghe per battere Berlusconi. Non riescono cioè a parlare agli elettori. Questa è la “linea politica”: le geometrie politiche. E per fare ciò si corteggia Casini, anzi c’è chi suggerisce di impalmarlo come nuovo leader dello schieramento alternativo al centro destra. In tutto questo i luoghi della politica e della partecipazione deicittadini sono inesistenti. Il PD usa le primarie nel peggior modo possibile e il blocco di elettori che garantisce una percentuale attorno al 30% non è da meno. Non ha il coraggio di usare il pur minimo spazio per fare una scelta di discontinuità. Votare Bersani è stato l’imperativo, perché garantiva una soluzione “conservatrice”.

Sì, conservatrice. Perché ha prospettato un ritorno al partito “vero”: un partito come fu il PC. Fatto di circoli territoriali, nei luoghi di lavoro e studio. Radicato sul territorio, fatto di militanti e di una struttura organizzativa composta di migliaia di “politici”. Insomma una proposta rassicurante rispetto all’ipotesi di navigare nella società, tra gli elettori. Elettori che rimangono indifferenti a tutto questo, perché la realtà parla altri linguaggi, altri modelli aggregativi, altri modi di vivere. Insomma questo blocco di elettorato che rimane fedele al PD sempre e comunque (mediamente vecchio nell’età e nella cultura) ha fatto una scelta di conservazione, non capendo che il passato non torna più e che oggi la sinistra e il PD avrebbero bisogno di aggregarsi attorno ad un’idea di progresso capace di affrontare la modernità delle nuove generazioni. Che parlano, vivono, hanno interessi che le politiche della sinistra ignorano. Questa è la realtà che vedo, e cosa rimane da dire? Nulla più. I partiti e i politici sono sordi, la cultura politica che si esprime attraverso essi è obsoleta e anche in rete assisto nei vari blog politici a un dialogo tra sordi. Cioè tra chi pone questioni di coerenza, di responsabilità, di civiltà, di diritti, di modernità, di progresso e chi risponde con il politichese, con le tattiche politiche, con il realismo che deve guidarci, con il compromesso ridotto a disponibilità a negoziare tutto pur di governare. I miei pensieri, le mie idee le ho dette, le ho sostenute in molti luoghi e oggi non ho più motivo per continuare. Sarà la storia a incaricarsi dell’evoluzione di questo bel paese. Ci sono i segnali all’orizzonte, ci sono energie nuove che si muoveranno per il loro futuro.
Io non ho più nulla da dire.