Viagiordanobruno17


marzo 8, 2009, 4:02 PM
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Finalmente l’8 marzo sta per finire

mimoseinverno1

Manuela 8 marzo 2009

Meno male che questo 8 marzo sta per finire. L’8 marzo che straripa dai tiggì, dalle lingue biforcute degli esponenti dellla destra, maschi e femmine, non ha niente a che vedere con il mio 8 marzo.
Già ho sopportato male la trasformazione della “giornata” (giornata, sottolineo) della donna in “festa”, le mimose regalate dai maschi, le cene fra amiche come se fossero avvenimenti, la squallida ironia degli spogliarelli maschili.
Ma come se non bastasse, quest’anno l’8 marzo è muscoloso e borioso, occupato da uomini che tutto possono fare tranne mettere in dicussione il loro potere, e da donne che tutto fanno tranne mettere in discussione la loro subalternità. In questo 8 marzo, si parla, ipocritamente, di violenza sulle donne, argomento che noi conosciamo benissimo, per averla subita, in molteplici e fantasiose forme, per millenni. Ma quest’anno diventa giustificazione delle ronde, motivo della caccia al diverso, complice del razzismo verso lo straniero; cosicché si utilizzano, per fingere di contrastare la violenza sulle donne, proprio quelle azioni nate e cresciute dentro la stessa cultura che della violenza è causa. Una cultura di sopraffazione verso i deboli e intollerante verso i diversi, che si occupa della violenza sulle donne solo per rimarcare il suo potere e la sua proprietà verso quelle stesse donne che pretende di difendere. Poiché le donne sono merce e proprietà, di volta in volta si usano o si difendono, si espongono o si mettono sotto chiave, proprio come qualsiasi altra proprietà.
Per questo non vedo l’ora che questo 8 marzo sia finito, e che tutti (a partire dal papa, da Fini e dalla Carfagna) tornino ad occuparsi d’altro. Se proprio vogliono fare le ronde, almeno che non ne portiamo, come genere, la responsabilità!
Ho scritto nello status di Facebook che i simboli sono importanti. Ci credo tanto, da conservare in un angolo le mie mimose, che erano un segno di riconoscimento fra le donne, in attesa che possano rifiorire.