Viagiordanobruno17


marzo 17, 2009, 6:52 PM
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A margine dello sceneggiato su Di Vittorio

paneliberta4

Manuela 17 marzo 2009

La noia, l’assoluta mancanza di una programmazione televisiva decente, e un po’ di curiosità, mi spingono a guardare lo sceneggiato – miniserie come si dice oggi – su Di Vittorio. Niente di ché. Penso – perché non ho mai avuto voglia di guardarli – che gli innumerevoli sceneggiati sulle vite di papi, santi e nobildonne andati in onda fino ad ora in tv fossero più o meno simili a questo: agiografici e privi di chiaroscuri. Figurine a due dimensioni che si muovono sulla scena di eventi epocali che sembrano messi lì per creare effetti scenografici. Personaggi privi di contraddizioni e di spessore, a volte persino caricaturali: come Togliatti, la cui perfidia, lombrosianamente rappresentata da un attore di cui non sono riuscita a apere il nome, non ha ragioni se nel carattere costitutivo del “komunista”: comunista che il buon Di Vittorio diventa quasi per caso, restando per tutto il tempo (dello sceneggiato s’ intende) come sorpreso di dover procedere in tale sconcertante compagnia. Ma soprattutto non c’è niente della fatica, che chiunque riesca a sollevarsi dalle condizioni disperate delle campagne meridionali del primo ‘900, fino ai vertici della politica, deve pur aver fatto. Non c’è niente della fatica di studiare, di imparare, di un confronto quotidiano e incessante con chi era in possesso di strumenti culturali più raffinati ed antichi. L’unico pregio dello sceneggiato è che, nonostante tutto, si è sentito parlare di diritti dei lavoratori, cosa non poi tanto frequente nella televisione di oggi. E’ stata un’occasione per ricordare come sia stato difficile sollevarsi dalla miseria e dall’abbrutimento. E per riflettere anche sul fatto che un leader nasce per imperscrutabili motivi: dalle condizoni più impensate, nelle situazioni meno favorevoli. Probabilmente più per casuali ed imponderabili scontri di geni che per favorevoli condizioni socio-ambientali.
Mi guardo intorno e cerco di scrutare chi ha piglio innato di leader, chi possa guidare la sinistra nell’uscita dalla palude melmosa dell’Italia di oggi. Vedo raffinati strateghi, giovani dal profilo levigato, intellettuali profondi ed eserciti di politici clonati. Di leader, ancorché ruspanti, nemmeno l’ombra.