Viagiordanobruno17


dicembre 14, 2009, 6:42 PM
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Massimizzare i profitti

Manuela14 dicembre 2009

Devo confessare che ieri sera, quando ho saputo che Berlusconi era stato colpito da qualcosa, non ho potuto fare a meno di pensare (all’Andreotti, “pessimamente”) che aveva organizzato tutto da sé; come se non bastasse, l’ho anche detto. Il fatto è che questo provvido attentatore, mi pareva cadere proprio a fagiolo, per dare plasticità a quel clima d’odio (che non c’era)evocato per mesi da mister B. e dai suoi corifei. E mi pareva anche consono alla psicologia del premier, che, se può dichiararsi “unto dal Signore” potrebbe anche voler atteggiarsi a martire. Beh, qualcuno mi ha subito sgridato, e aveva ragione, come sempre. Uno può anche aver voglia di atteggiarsi a martire, ma la sberla è stata troppo forte per essere finta. Peccato, però.

Peccato, perché l’effetto è esattamente lo stesso. Anzi, credo sia decisamente superiore a quello che avrebbero ottenuto i vari capezzoni e bonaiuti se ci si fossero messi in proprio; al modico prezzo di un naso e due denti rotti (non i loro, comunque) hanno ottenuto un profitto politico che nemmeno si sarebbero sognati. Come avvoltoi si sono scagliati sul povero viso martoriato del loro signore per moltiplicare in progressione geometrica quel “clima d’odio” che loro stessi avevano evocato e che solo per mano di uno psicolabile ha potuto trovare espressione.

Ci stiamo andando di mezzo tutti, partiti dell’opposizione, anche la più tiepida, magistrati, popolo viola, contestatori isolati, utenti di facebook, giornalisti di Repubblica, cassintegrati e studenti, tutti accusati di voler nuocere a Berlusconi, in qualunque modo e con qualunque mezzo. Nei commenti dei vari personaggi del Pdl, nei mantra di Capezzone e Bonaiuti il gesto isolato di un uomo con problemi mentali assurge a manifesto politico di tutti gli “antiberlusconiani”; ne consegue, col solito cortocircuito logico, che chi non è d’accordo con Berlusconi è d’accordo con Tartaglia, che metà del paese è criminalizzato e l’opposizione sospettata di fomentare la lotta armata.

Ciosì che, se l’avessero studiata a tavolino, tutta questa faccenda, non avrebbero potuto far di meglio. Ci vorrà chissà quanto perché tutto questo polverone si acquieti, e si possa ricominciare a criticare Berlusconi senza essere accusati di scagliare duomidimilano invece di parole. E ci andrà bene, se questa non sarà l’occasione per chiudere definitivamente la bocca a molti presunti tartaglia: a cominciare dalla rete, che, essendo incontrollabile e poco conosciuta, sarà ritenuta più pericolosa che mai.

E per di più non ce la possiamo nemmeno prendere con Tartaglia, che è solo un povero cristo che ha bisogno di cure. Solo che, se i pidiellini lo ammettessero, tutto si sgonfierebbe, e verrebbe archiviato per quello che è, il gesto isolato di un Tartaglia, appunto. Ma, poiché la parola d’ordine è “massimizzare i profitti”, ci pensa il fido Alfano a tener alta la guardia…



Maggio 3, 2009, 4:51 PM
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Dopo Veronica

castellocarte

Manuela 3 maggio 2009

Così Veronica se ne va. Descriveva qualche giorno fa Sofri (Adriano) su Repubblica, l’inevitabile fine di ogni populismo, pur senza datarla; descriveva il momento in cui, cito a memoria, mentre il demagogo sfila sotto l’arco di trionfo, gettando banconote ai suoi sudditi, risuonano i primi fischi. E di fischio in fischio, la fiducia del popolo crollerà, come un castello di carte. Sofri non diceva “quando”; e mi piace, anzi, mi diverte, pensare che l’abbandono di Veronica sia il primo segnale di questa inaspettata ma inevitabile caduta.
Se nemmeno la moglie gli crede più, potrebbero per esempio pensare, riscuotendosi dalla sbornia, i più fedeli sudditi, perché gli dovremmo credere noi? Così, per esempio, si potrebbero accorgere che le tende dei terremotati sono in mezzo al fango, che la crisi c’è e si sente, che i cassintegrati aumentano a vista d’occhio, e che la buona performance della Fiat in America non è merito del governo… Nessuno riderà più alle sue battute, le ragazzine bionde non lo chiameranno più papi, e le veline lo abbandoneranno, in cerca di più promettenti ginocchia. Vespa si occuperà di cronaca nera, Floris inviterà Bersani e Letta, che diranno che non si deve maramaldeggiare, strizzando l’occhio alla Lega, Santoro manderà Ruotolo a rovistare fra le rovine di Arcore. Si sentirà dire in giro, sempre più spesso, “io non sono mai stato berlusconiano”, e i troppo zelanti, che ci sono sempre, non si limiteranno ai fischi, lanceranno monetine. Non si troverà più uno, a cercarlo col lanternino, che ammetta di avere votato Forza Italia, fino a farci dubitare che i risultati elettorali siano stati manipolati dai marziani.
Ma quel che è più probabile, è che a questo punto la sinistra, il centrosinistra, il Partito Democratico… non saranno pronti. Si faranno cogliere di sorpresa, senza un progetto, senza una politica, senza valori, senza un leader. Ci si accorgerà che si sono sprecati anni ed anni alla ricerca degli assetti interni più vantaggiosi per questo o per quel notabile, a compilare liste, a ripagare favori, come se il tempo, davanti, fosse infinito. Sorpresi, si riuniranno caminetti, e si faranno riunioni di gruppi e di correnti, i RED, i teocon, i giovani, i lettiani, gli ex piddini, gli ex margheritini; D’Alema e Marini affosseranno qualsiasi ipotesi di rinnovamento, Rutelli tuonerà contro la sinistra, e la Binetti pretenderà di inserire nel programma di governo l’obbligo dell’ora di religione. Si tramerà nell’ombra per fare alleanze con l’UDC, con Vendola, con la Lega. Si faranno i nomi di Bersani e della Finocchiaro come nuovi leader, e i giovani si lamentaranno di essere emarginati. Forse qualcuno suggerirà perfino di offrire a Veronica un seggio in Parlamento.
Così, alla fine, il PD, alleato con tutti quelli che ci stanno, vincerà le elezioni di straforo, e il governo cadrà dopo un anno, per ritornare ad un demagogo populista che si contornerà di veline e darà al popolo quello che gli spetta: certamente i circensens, il pane forse, se la congiuntura lo permetterà. E che correrà molto la cavallina, esibendo la sua esuberante virilità, ma non si sposerà, per non correre rischi.
Sia quel che sia, auguro buona fortuna a Veronica. E le confermo, per quel che vale, tutta la mia solidarietà: perché avere alle calcagna Ghedini dev’essere proprio una brutta esperienza.



gennaio 25, 2009, 4:56 PM
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Bulli e pupe

pinup1

Manuela 25 gennaio 2009

Leggo proprio adesso il titolo di Repubblica online “Berlusconi sugli stupri ‘Servirebbero tanti soldati quanto sono le belle ragazze’.
Ci sono molto modi per affrontare il problemi degli stupri; che è un problema antico almeno quando la sopraffazione del maschio sulla femmina. E’ insieme una questione di forza fisica, di diversità, di ordine pubblico e di mentalità, di arretratezza e di civiltà: e si pone al centro della ragnatela delle relazioni personali e sociali, del pubblico e del privato, di psicologie, sociologia, antropologie, criminologie.
Trasformare lo stupro, come stanno tentando di fare i rappresentanti del governo, in una pura questione di ordine pubblico, non solo è riduttivo, ma dimostra come chi ci governa non abbia gli strumenti culturali adatti per capire un fenomeno di questa portata né, ovviamente, per combatterlo. Lo stupro è certamente anche un problema di ordine pubblico; ma limitarsi a questo significa impedirsi di collocarlo nella sua giusta dimensione, che è quella della sopraffazione: dell’uomo sulla donna, del forte sul debole, della logica del branco sui diritti individuali. Pensare che si possa risolvere militarizzando le città, significa anche rifiutarsi di prendere in considerazione tutti quegli stupri e quelle violenze – e sono la maggior parte – che avvengono nel privato, dentro casa, nei confronti dei soggetti deboli, che non solo le donne, ma anche i bambini.pinup2
In tutti questi anni – da quando sono in grado di riflettere su queste questioni – mi sono convinta che l’arma principale per combattere queste manifestazioni di violenza, è dare forza alle donne. E, pur non essendo contraria a corsi di autodifesa, quando parlo di forza penso al ruolo che gioca la donna nella società. Penso quindi ad una battaglia culturale per ridare dignità e centralità al ruolo della donna, e ai suoi diritti. Abbiamo forse sbagliato, in passato, nel credere che le conquiste di autonomia, di indipendenza, di libertà – e finanche di parità – fossero ormai acquisite una volta per tutte.
Abbiamo invece visto negli ultimi anni, una progressiva messa in discussione dei principi di uguaglianza e di libertà individuale, in un’involuzione che non poteva toccare anche il ruolo della donna. E il modello culturale che la destra ha diffuso, e che la sinistra non è in grado di contrastare (tutta persa com’è a mettere d’accordo principi antitietici in improbabili sintesi) è quella della classica donna-oggetto, sia nei rapporti personali che nella sua immagine pubblica.
Non a caso il premier vorrebbe mettere i militari alle costole delle belle ragazze, dimostrando di ignorare che vittime dello stupro non sono solo ragazze, e preferibilmente belle; con questa frase sottintende anche che è la ragazza – la bellezza della ragazza – ad istigare gli stupratori. Riproponendo con una battuta agghiacciante, i più biechi standard maschliisti: “un uomo è un uomo…”, si sa ,e “la donna è lo strumento di satana”, ecc. ecc. ecc….
Anziché una battuta, trovo l’esternazione del premier una confessione di impotenza politica: la mentalità che l’ha dettata è esattamente uguale a quella degli stupratori, e, di conseguenza è del tutto incapace di contrastare la violenza. Anzi, proprio mentre la dice, opera un’altra violenza, verbale sì, ma non meno devastante.

pinup3